Presenti sul mercato da oltre un decennio, le sigarette elettroniche sono dispositivi ampiamente diffusi a livello nazionale ed internazionale. Il successo ottenuto dalle e-cigarettes è in parte dovuto anche ad un efficace ‘effetto deterrente’: in altre parole, il passaggio allo svapo rappresenta in molti casi il primo passo verso la competa interruzione del consumo di tabacco.
E-Cig: stessa gestualità, meno danni rispetto al fumo tradizionale
Rispetto ad altri dispositivi con finalità analoghe, le sigarette elettroniche consentono all’utente di riprodurre la tipica gestualità da fumatore e di ridurre drasticamente i danni derivanti dalla combustione del tabacco. Proprio per accentuare questo aspetto sono state commercializzate varie categorie di device elettronici di nebulizzazione, anche sotto forma di pipa elettronica per strizzare l’occhio ai vecchi fumatori della classica pipa. In ogni caso, poi, è possibile utilizzare liquidi privi di nicotina, per debellare progressivamente la dipendenza.
In Italia le sigarette elettroniche possono essere acquistate sia presso i negozi fisici specializzati in accessori per lo svapo sia tramite gli shop online di rivenditori autorizzati, come ad esempio Vaporoso. È bene sottolineare come per la vendita dei liquidi (con o senza contenuto nicotinico) è necessario essere in possesso dell’autorizzazione dei Monopoli di Stato dal momento che i liquidi per la nebulizzazione sono monopolio statale, a differenza dei device elettronici.
L’indagine della VPZ nel Regno Unito
Sul supporto che le sigarette elettroniche possono fornire a chi vuole smettere di fumare (ossia interrompere il consumo delle sigarette ‘tradizionali’) vi sono diversi studi che confermano come il ‘passaggio’ sia molto utile in tal senso. L’ultimo, in ordine di tempo, è quello realizzato dalla VPZ nel Regno Unito.
Si tratta, nello specifico, di un’indagine condotta su di un campione rappresentato da 4.000 persone. A ciascuna sono state poste una serie di domande inerenti alle proprie abitudini, allo stile di vite ed alla salute. Dalle risposte fornite dal campione, è emerso come il 96% degli interpellati sia riuscito a smettere di fumare grazie alle e-cigarettes. Il risultato, seppur ottenuto analizzando un segmento molto ristretto della popolazione, resta comunque molto positivo, dal momento che attorno ai reali effetti delle sigarette elettroniche aleggia una certa confusione.
Quel che è certo è che le autorità sanitarie britanniche confermano come il passaggio al ‘vaping’ sortisca effetti positivi per la salute dei tabagisti, grazie alla cosiddetta “riduzione del danno”. Numerosi studi, infatti, dimostrano come le sigarette elettroniche siano per il 95% meno dannose rispetto a quelle tradizionali e, anche per questo, spesso sono il primo passo consigliato per una graduale ma progressiva interruzione del consumo di tabacco.
Il diretto di VPTM, Doug Mutter, ha dichiarato: “I nostri clienti ci confermano quanto il vaping sia il modo migliore per smettere di fumare. I risultati parlano chiaro e mostrano quale sia il potenziale della sigaretta elettronica per trasformare la salute ed il benessere nel nostro paese. La ricerca ci ha mostrato quali sono gli effetti ed i benefici del vaping sulle abitudini di vita della gente”.
“Anche l’educazione dei consumatori” – ha aggiunto Mutter – è fondamentale. In aggiunta, una legislazione separata che distingua le sigarette elettroniche da quelle tradizionali è fondamentale. È necessario creare una legislazione apposita per le e-cig e tutto il settore, così da evitare di creare confusione presso i consumatori che intendano smettere di fumare”.
In effetti, il settore del vaping – soprattutto a livello internazionale – si trova spesso alle prese con incongruenze legislative dovute al fatto che le autorità non si sono ancora impegnate a regolamentare lo ‘status’ dei dispositivi per lo svapo. Ciò va a scapito anche della crescente comunità internazionale degli ‘svapatori’ che, per esempio, in Italia sfiora il milione di unità; un primo passo, in tal senso, è stato fatto dal Governo con l’introduzione di una tassazione ‘calibrata’ che, invece di equiparare i liquidi contenenti nicotina a quelli che ne sono privi, grava maggiormente sui primi in modo tale che un flacone di ricarica con componente nicotinica costi circa il doppio dell’altra.